Dalla laurea al dottorato: i 6 titoli di studio delle università italiane

Il percorso che è possibile fare all’interno delle università italiane è disciplinato dalla legge datata 13 marzo 1958, che indica i titoli universitari che possono essere rilasciati dagli atenei del Belpaese. La laurea triennale è il punto di partenza mentre il dottorato di ricerca è considerato il punto di arrivo, lo step che precede eventualmente una carriera in ambito accademico in quanto professore. 

Partendo dal primo step, la laurea triennale si può ottenere una volta sostenuti tutti e 180 i crediti formativi universitari. I percorsi di studio sono molteplici e in costante aggiornamento: fare un elenco esaustivo sarebbe poco utile anche per un’altra ragione, non tutti gli atenei propongono i medesimi corsi. I più gettonati vengono spesso forniti da tutti o quasi, come può essere un corso di laurea in Economia piuttosto che in Lettere, quelli però più specifici possono trovarsi solo in determinati istituti. 

Il secondo step che si deve attraversare, nonché ultimo considerato obbligatorio per il raggiungimento del dottorato, equivale alla laurea magistrale. Nel caso sia parte del programma ormai canonico 3+2 (derivato dalla riforma Berlinguer/Zecchino) i crediti da conseguire sono in tutto 120 e occupano un arco temporale di circa due anni.

Se invece si tratta di un corso magistrale a ciclo unico, come possono essere Medicina o Giurisprudenza, aumentano sensibilmente i CFU e i relativi anni di corso. Si passa dai 300 ai 360 CFU per 5 o 6 anni di corso. È evidente come in questo caso il numero di anni faccia riferimento al completamento di un corso secondo i tempi previsti, ma è possibile impiegare più tempo a seconda di quelle che sono le esigenze del singolo studente. 

Una volta analizzati i canonici percorsi di laurea, è possibile focalizzarsi su quelli che sono i corsi di aggiornamento o simili. Sempre più atenei al giorno d’oggi, tanto quelli tradizionali quanto quelli online come l’Università degli Studi Niccolò Cusano, possono offrire percorsi didattici come i corsi di perfezionamento, vale a dire i meglio conosciuti Master. Quelli di primo livello possono essere conseguiti subito dopo il raggiungimento della laurea triennale, per quelli di secondo livello occorre invece aver già acquisito il percorso magistrale. Non rappresentano passaggi obbligati al fine del dottorato ma talvolta vengono caldamente consigliati. 

Infine, si può conseguire il dottorato di ricerca, che equivale al più prestigioso titolo di studio ed ha come obiettivo quello di formare all’insegnamento universitario oppure alla ricerca con un alto livello di specializzazione. La durata di questo percorso di studi è variabile, dai 3 ai 4 anni, e prevede un periodo di soggiorno in un’università estera per compiere ricerche e studi. Rispetto ai precedenti step, vale a dire la laurea o i master, l’accesso ai dottorati risulta essere molto più selettivo. 

Ciascuna università, annualmente, pubblica sul proprio sito e all’interno della pagina del Ministero dell’Università e della Ricerca, il proprio bando. All’interno di questo vengono specificati i termini ultimi di consegna delle domande di ammissione. Oltre al proprio curriculum e al percorso accademico, è necessario presentare un progetto di ricerca, secondo le linee guida presenti nel bando di ciascuna università.

È bene fare alcune precisazioni: non esistono bandi universali per il dottorato ma ogni ente accademico pubblica il proprio, per cui è interesse del futuro dottorando informarsi presso ciascun istituto dove intende far domanda. Sempre più spesso viene richiesta almeno una lettera di referenza da parte di un docente universitario: è bene muoversi per tempo anche sotto questo profilo perché le tempistiche sono ferree e non ammettono ritardi. Una volta terminato il periodo di invio delle domande, ciascuna università procede alla selezione dei candidati ritenuti idonei e si approda al secondo passaggio, quello relativo al colloquio orale. Una volta superata anche la selezione orale, l’università pubblica i risultati e il candidato deve decidere se accettare o meno la posizione. 

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