Il capo è insopportabile! Che fare?

capo insopportabile

Avere un capo che è insopportabile è capitato più o meno a tutti quanti. 

Però fino a qualche anno fa se ne parlava per lo più davanti alla macchinetta del caffè, in mensa o qualche volta anche in famiglia per sfogarsi ed, invece, adesso  è diventato uno dei discorsi più dibattuti sui sociali e ci sono, addirittura, delle chat dedicate all’argomento. 

E’ una cosa naturale parlare male dei propri superiori però sicuramente non si deve fare in internet. 

Non si tratta solo ed esclusivamente di una questione di educazione e di buon convivere, ma si rischia anche una denuncia per diffamazione o sanzioni disciplinare interne all’azienda medesima. 

Seppur delle sentenze recenti della Corte di Cassazione abbiano respinto il licenziamento di un dipendente per questo motivo tuttavia è ovvio che una volta scoperto poi la vita in ditta si faccia più difficile anzi praticamente insopportabile.

Ma se, magari, in un’occasione particolare ci fosse sfuggita una parola di troppo che cosa si rischia?

Innanzi tutto si ricordi che l’articolo 616 del Codice Penale che è relativo a violazione,sottrazione, soprresione di corrispondenza protegge l’inviolabilità della corrispondenza e punisce chi la rende pubblica senza giusto motivo. 

E,quindi, portare in giudizio delle conversazioni avute su Whatsapp o mail che si sono scambiate va valutato bene in quanto da una parte c’è il diritto alla difesa del diffamato e dall’altra il mantenere la privacy per colui il quale ha, invece, diffamato. 

In ogni modo il Nuovo Regolamento dell’Unione Europea in merito al trattamento dei dati personali afferma che anche senza il consenso dell’interessato il diritto alla riservatezza possa essere derogato se c’è un legittimo interesse e questo potrebbe essere il caso.

Altresì ciò si può fare abbastanza tranquillamente se si usa un oggetto della ditta, ad esempio il computer aziendale e magari pure in orario di lavoro, anche perché con buona probabilità nel momento dell’assunzione si è firmato il regolamento aziendale che fissa i limiti  per cui si possono usare gli strumenti aziendali e sicuramente parlare male del proprio capo non rientra in questi casi …. 

Comunque sia seppur le sentenze in materia siano altalenanti poiché in alcuni casi si dà ragione al dipendente e in altri al datore di lavoro quello che è certo è che le ultime sentenze hanno allargato ciò che può essere prodotto in giudizio relativamente alle conversazioni tra privati. 

Il principio base che ora si usa è che la vita online è strettamente collegata a quella offline e, quindi, senza ombra di dubbio una va ad influenzare pesantemente l’altra.

E’ chiaro che se la corrispondeza sia rilevante ai fini del giudizio il giudice la potra usare senza ledere in alcun modo la privacy del diretto interessato.

Ma dipende dal tipo di social che si utilizza!

Sono più facilmente punibili, sempre stando alle ultime sentenze, le critiche che sono fatte su Facebook o in chat di gruppo  e ancora peggio se tra colleghi di lavoro perché si tratta,evidentemente, di discorsi “aperti” in cui ne vengono a far parte più persone.

Discorso diverso se l’insulto si ha tramite un messaggio, quindi se si manda uno scritto solo a un’altra persona, e meglio ancora (ovviamente si fa per dire sia chiaro) se lo si invia a qualcuno che sia estraneo all’ambiente di lavoro in quanto, è lampante, che la cosa sia circoscritta e più limitata anzi in tal caso ci sono sentenze della Corte di Cassazione che hanno rigettato il licenziamento per tale motivo.

Qualche consiglio utile per evitare di trovarsi licenziati

L’articolo 2105 del Codice Civile impone di tenere un comportamento leale verso il datore di lavore e di non ledere in alcun modo i suoi interessi.  

Anche la Cassazione, anche se come detto ritiene illegittimo il licenziamento per tale motivo, ha precisato che lo sparlare del capo sia da fortemente da evitare.

Tanto più che il Codice Civile racchiude in tre categorie ben specifiche i doveri del dipendente che sono: la diligenza, il dovere di obbedienza e l’obbligo alla fedeltà.

Quindi seppur la ditta non possa, magari, licenziare perché un dipendente ha parlato male del proprio superiore questo non vuol dire che il dipendente si debba sentire autorizzato tranquillamente a farlo, sia ben chiaro. 

Anche perché un richiamo o una sanzione disciplinare  è sempre possibile con annessi e connessi.

In conclusione, si consiglia, se proprio non si può fare a meno di sparlare almeno che lo si faccia senza usare i vari social!

Autrice: Monica Palazzi

Curiosa, viaggiatrice, dog lover e con una grande passione per la scrittura.

Ciao! Su questo sito usiamo solo i cookie tecnici necessari per un corretto funzionamento della web.